lunedì 21 marzo 2016

Da NanoPress

21/03/2016, ore 12.18, da http://www.nanopress.it/salute/2014/05/01/tumore-al-cervello-quali-sono-i-sintomi/9131/

Tumore al cervello: quali sono i sintomi?

136Condivisioni
Tumore al cervello: quali sono i sintomi?
Tumore al cervello: quali sono i sintomi? Si calcola che questo tipo di neoplasia colpisca circa 4000 casi l’anno in Italia. Comprende sia i tumori cerebrali primitivi, ossia quelli che interessano il sistema nervoso centrale, sia quelli che nel cervello costituiscono metastasi di forme tumorali nate in altre zone dell’organismo. Vi sono diversi tipi di cancro cerebrale (per esempio i gliomi, i meningiomi, i linfomi primitivi), non tutte maligne. Vi indichiamo alcuni sintomi che possono essere legati a forme di tumori cerebrali ma attenzione a non considerarli come spunto per una diagnosi fai da te! In caso di dubbio, consultare sempre il medico.
I sintomi del tumore al cervello possono rivelare la differente struttura interessata. Ogni area del cervello, infatti, regola funzioni specifiche dell’organismo che in presenza della patologia, risultano compromesse. Quando la localizzazione riguarda il lobo frontale si possono accusare debolezza, paralisi, confusione, disturbi dell’umore, problemi di udito, memoria, linguaggio, comprensione, alterata percezione del tatto. Se il tumore al cervello interessa il lobo temporale, si verificano problemi visivi, uditivi, di memoria, di linguaggio, di comprensione ed esecuzione di semplici comandi, di percezione dello spazio e infine convulsioni. Per tumori al lobo occipitale del cervello, si riscontrano allucinazioni, convulsioni e difficoltà visive. Quando interessa il lobo parietale si hanno paralisi, difficoltà nei movimenti complessi come la scrittura, convulsioni, alterata percezione del tatto.
Problemi di equilibrio e coordinazione, difficoltà nei movimenti di precisione, mal di testa, nausea e vomito se si tratta di tumore al cervelletto.
Il nostro cervello è diviso in due metà chiamate emisferi. Ciascuno di essi controlla la parte del corpo opposta: il destro la sinistra e viceversa. In presenza di tumori ai lobi cerebrali, quattro per ogni emisfero, bisogna tenere presente questa divisione per cui i sintomi compariranno nella parte del corpo controlaterale rispetto all’emisfero interessato. Questo non vale, invece, per le forme tumorali che riguardano il cervelletto.
Tutte le forme tumorali tendono ad espandersi e a diffondersi nei tessuti circostanti. Si possono quindi registrare sintomi derivanti dalla pressione della massa maligna sulle strutture vicine come le ossa craniche o lo stesso cervello stesso. Si possono verificare mal di testa, convulsioni, crisi epilettiche, nausea, vomito e problemi visivi.
SCRITTO DA PUBBLICATO IN Mal di testaSaluteTumore

Farmaco contro il diabete sotto inchiesta: potrebbe provocare il cancro

In Francia e in Germania è stato bandito dal mercato
4Condivisioni
Farmaco contro il diabete sotto inchiesta: potrebbe provocare il cancro
Il più comune farmaco per la cura del diabete mellito di tipo 2 contiene un principio attivo che pare aumenti il rischio di contrarre il tumore alla vescica. Il medicinale sotto accusa è Actos: già al centro di numerose polemiche e interrogazioni parlamentati, ora è finito nel mirino della Magistratura. La Procura di Torino ha aperto un’indagine con l’ipotesi d’accusa di commercio o somministrazione di medicinali guasti.
Dal 2011, l’utilizzo e la commercializzazione di Actos, farmaco prodotto dalla Takeda Pharmaceutical Co. e dallaEli Lilly & Co., è stata sospesa in Germania e in Francia. Negli Stati Uniti invece, la Takeda ed Ely Lilly è stata condannata al pagamento di danni per 9 miliardi di dollari, poi ridimensionati a 36,8 milioni: la casa farmaceutica avrebbe volutamente nascosto i rischi connessi all’uso del farmaco e avrebbe persino distrutto parte della relativa documentazione scientifica, del periodo 2002 – 2012.
L’indagine della Procura di Torino, condotta dai Carabinieri del Nas, è partita a seguito di una denuncia dell’associazione Promesa (Protezione professioni mediche e sanitarie). Actos agisce abbassando i livelli di glicemia nel sangue, grazie alla presenza del principio attivo pioglitazone, il potenziale responsabile dell’aumento di rischio di cancro alla vescica.
L’avvocato Riccardo Salomone, nel suo esposto, evidenzia che nel 2007, il Comitato per i medicinali a uso umano, aveva sollevato preoccupazioni sui farmaci antidiabetici contenenti pioglitazone: già allora, era stato messo in dubbio il rapporto tra benefici e rischi per la salute dei pazienti in cura con Actos.
Sempre nel 2007, l’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa), aveva pubblicato anche una relazione nella quale emergeva la correlazione tra l’assunzione di pioglitazone e il cancro alla vescica. Nel 2011, Commissione europeo ha effettuato una revisione dei medicinali contenenti tale principio attivo. Attualmente la correlazione è stata inserita nella scheda tecnica del farmaco.
SCRITTO DA Beatrice Elerdini PUBBLICATO IN DiabeteFarmaciSaluteTumore

La ragazza inglese che sanguina anche dagli occhi

I medici sospettano un caso di endometriosi, una patologia dalla diagnosi difficile
0Condivisioni
La ragazza inglese che sanguina anche dagli occhi
Marnie-Rae Harvey è una ragazza inglese che sanguina da molte parti del corpo, anche dagli occhi. E’ un caso clinico che sta facendo parlare molto e che è seguito da diversi specialisti, i quali, però, non sono ancora riusciti a fornire una spiegazione adeguata a questa condizione. A partire dal 2013, la 17enne ha dei problemi che le rendono la vita davvero complicata. Il primo sintomo che ha avvertito riguarda una forte tosse con sanguinamento dalla bocca. Successivamente i segnali sono aumentati e nel corso degli anni la giovane ha dei sanguinamenti da diverse parti del corpo, anche dagli occhi.
Il fenomeno ha attraversato, infatti, un vero e proprio peggioramento nel corso dei mesi e la ragazza adesso soffre di perdite di sangue anche dal cuoio capelluto, dalle gengive e dalle unghie. Lei è terrorizzata da questo problema, che si verifica di frequente, specialmente negli ultimi tempi.
I sanguinamenti non smettono e spesso hanno delle pause molto brevi, di circa cinque minuti.
Numerosi sono gli accertamenti realizzati sulla ragazza. Il suo caso è stato trattato da pediatri, oculisti, ematologi e ginecologi, ma nessuno è riuscito a capire quale sia la causa, anche perché la 17enne inglese ha anche dei dolori diffusi alle ossa, una mancanza di forza e soffre di vertigini. L’unico riscontro che i medici hanno avuto è l’indebolimento del sistema immunitario, che da solo, però, non riesce a spiegare la strana patologia di cui soffre Marnie-Rae.
Gli specialisti che si occupano di questo caso hanno deciso di mettere in atto un protocollo terapeutico di qualche mese per indurre farmacologicamente la menopausa, perché alcuni pensano che la giovane sia affetta da endometriosi, una patologia dalla diagnosi difficile causata dal proliferare del tessuto che riveste l’utero al di fuori di esso. Ma ancora non ci sono delle evidenze che possano confermare una diagnosi di questo tipo.
SCRITTO DA Gianluca Rini PUBBLICATO IN MalattieSalute

Bulimia: cause psicologiche e come guarire

1Condivisioni
Bulimia: cause psicologiche e come guarire
Bulimia: quali sono le cause psicologiche e come guarire? Si tratta di un disturbo del comportamento alimentare che consiste nell’effettuare delle vere e proprie abbuffate seguite di solito da un comportamento di compensazione, come il vomito autoindotto. Il soggetto mangia una grande quantità di cibo, solitamente di nascosto, e successivamente tenta di annullarne gli effetti, come l’aumento di peso e il senso di colpa, vomitando o assumendo lassativi o diuretici. Questi atteggiamenti, comunque, possono variare notevolmente da paziente a paziente.
Le cause psicologiche della bulimia possono essere rapportate ad alcuni fattori che predispongono l’individuo al disturbo. Sicuramente alla base di questo problema può esserci una bassa autostima, collegata ad un’incapacità di gestire in modo concreto le emozioni. Mangiare di nascosto cibi con un elevato contenuto calorico può essere un modo per cercare di ridurre lo stress o l’ansia. Il vomito rappresenta poi la volontà di rimediare al fallimento dell’abbuffata.
Un’altra causa può essere rintracciata nell’immagine di un corpo magro che spesso ci propongono i mezzi di comunicazione. Chi soffre di bulimia può farsi un’idea sbagliata dei propri ideali e può sentirsi insoddisfatto di se stesso. I soggetti che hanno questo disturbo, inoltre, potrebbero essere soggetti a degli standard di perfezionismo molto duri, dai quali tentano di uscire proprio con le abbuffate.
Altre cause possono consistere in traumi fisici e psicologici o in vicende personali negative, che condizionano pesantemente la vita di un individuo (come perdita del lavoro, cambiamenti di vita, lutti in famiglia).
Guarire dalla bulimia è possibile. Effettuare un intervento tempestivo può essere utile per una maggiore efficacia della terapia. Inoltre dovrebbero essere presenti una buona motivazione da parte del soggetto che soffre del disturbo e una certa consapevolezza del problema stesso. Non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto, esistono dei centri appositi e degli specialisti che sanno come trovare una soluzione. Un percorso di guarigione, comunque, implica anche il sostegno da parte di familiari e amici e richiede molta pazienza.
Naturalmente è necessaria una terapia psicologica o psichiatrica, che può essere individuale o di gruppo, ma il professionista, tenendo conto anche dei fattori scatenanti in modo soggettivo, può mettere in atto anche una terapia nutrizionale, capace di portare l’individuo a diminuire le abbuffate riscoprendo il gusto degli alimenti. Non tutti gli specialisti sono d’accordo sulla somministrazione di farmaci per curare il disturbo. Una parte della medicina impiega soprattutto gli antidepressivi, per combattere la depressione a volte presente, ma sarà compito del medico agire individuando tutte le peculiarità del caso specifico. Se il soggetto collabora attivamente, con grande forza d’animo e con il sostegno di chi gli sta vicino, è più semplice sconfiggere la patologia.
SCRITTO DA Gianluca Rini PUBBLICATO IN AlimentazioneSalute

Aspirina e tumori: rischio inferiore del 15%

Lo dimostra una ricerca americana sull'argomento
72Condivisioni
Aspirina e tumori: rischio inferiore del 15%
Sul rapporto tra aspirina e tumori si parla da molto tempo. Ci sarebbe un rischio inferiore del 15% dell’insorgenza del cancro all’apparato digerente, se si assume il farmaco regolarmente per almeno sei anni. Dopo diversi studi sull’argomento, una nuova ricerca fa il punto sulla questione. Lo studio è stato realizzato presso il Massachusetts General Hospital di Boston e i risultati sono stati pubblicati su The Journal of the American Medical Association. I ricercatori hanno effettuato un’analisi sui dati relativi a 135.965 persone nel corso di diversi anni, riscontrando 20.414 tumori tra 88.084 donne e 7.571 malattie di questo tipo tra 47.881 uomini.
Dallo studio è emerso che l’utilizzo regolare di aspirina per due o più volte alla settimana potrebbe essere associato ad un rischio più basso di insorgenza dei tumori, in una percentuale del 3% in generale e del 15% per quanto riguarda il cancro all’apparato gastrointestinale. E’ stato notato anche un rischio più basso del 19% in relazione ai tumori del colon e del retto. Non sono state riscontrate delle diminuzioni del rischio per quanto riguarda i tumori alla prostata, al seno o ai polmoni. Secondo gli autori dello studio, quindi, l’aspirina potrebbe costituire una vera e propria alternativa, grazie ad un costo non molto elevato, all’endoscopia e allo stesso tempo può essere un aiuto da integrare all’esame.
In passato un’altra ricerca aveva evidenziato il possibile ruolo dell’aspirina nella sconfitta dei tumori.
Gli scienziati della University College of London hanno lanciato un’ipotesi davvero rivoluzionaria, parlando di tumori che potrebbero diventare più curabili. L’aspirina, associata ad un monitoraggio continuo nel tempo, potrebbe essere, se questi risultati venissero confermati, un buon modo per garantire la possibilità di sopravvivere a molti individui. Secondo gli studiosi, i medici dovrebbero spiegare ai pazienti tra i 50 anni e i 65 anni di età che sarebbe importante assumere ogni giorno una piccola quantità di aspirina, perché la convinzione consiste nel fatto che grazie a questo farmaco si possono combattere delle malattie che attualmente fanno ancora molta paura.
Un risultato confermato anche dai ricercatori britannici del Cancer Research Centre for Epidemiology, che avevano effettuato un’osservazione su 50.000 persone e avevano fatto notare che l’acido acetilsalicilico ha la capacità di bloccare gli effetti dell’enzima Cox e risulta utile per contrastare le infiammazioni che potrebbero essere associati a molte tipologie di tumori.
Anche in Italia alcuni esperti hanno avuto modo di sottolineare nel tempo gli effetti dell’aspirina sul cancro. Secondo Francesco Cognetti, Direttore del Dipartimento Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Regina, ad esempio, l’aspirina “in pazienti recidivi consolida l’effetto benefico della chemioterapia, in più c’è un ottimo rapporto costo-beneficio all’uso del farmaco. Anche considerando le principali problematiche dell’aspirina, legate al rischio di sanguinamento, in particolare gastrico” – prosegue Cognetti – “il rapporto risulta sempre a favore dell’uso dell’aspirina, anche rispetto agli effetti collaterali che dà la chemioterapia”.
Ma c’è di più, la scienza suggerisce l’uso di aspirina anche per la prevenzione di infarto e ictus, sottolineando che i pro della cura sovrasterebbero i contro soprattutto nelle persone tra i 50 e i 69 anni, già a rischio di malattie cardiovascolari. Sarebbero escluse, invece, le fasce d’età più giovani (sotto i 50 anni) o più anziane (sopra i 70, quando i rischi di sanguinamento sono maggiori).
Insomma, stando alle ultime ricerche, si prospetta davvero la possibilità di estendere i principi attivi dell’aspirina alla cura di patologie importanti, come il tumore, l’infarto e l’ictus. L’aspirina prossima frontiera della prevenzione? In attesa di nuove ricerche, continuiamo ad utilizzarla per gli scopi tradizionali.
SCRITTO DA Rossella Giglio PUBBLICATO IN FarmaciSaluteTumore

Anoressia: cause scatenanti e terapia

0Condivisioni
Anoressia: cause scatenanti e terapia
Anoressia: quali le cause scatenanti e la terapia? Il disturbo del comportamento alimentare in questione consiste nel controllare il proprio appetito, fino ad arrivare ad una diminuzione eccessiva del proprio peso corporeo. Chi è colpito da anoressia ha la paura di ingrassare, perché ha un’immagine distorta del proprio corpo. Ma da che cosa è scatenato questo disturbo? Ci si può curare adeguatamente? Vediamo di saperne di più.
Le cause scatenanti dell’anoressia spesso sono determinate da un cambiamento nello stile di vita. L’anoressia nervosa tende a coinvolgere più frequentemente ragazze adolescenti. Spesso sono proprio loro a voler seguire diete eccessive, per riuscire a raggiungere e a mantenere una forma ideale. Si tratta, quindi, di un approccio ossessivo nei confronti delle diete, dettato anche dalla grande considerazione che la società contemporanea attribuisce alla linea cosiddetta perfetta. Tuttavia il problema non interessa soltanto le ragazze, ma si può manifestare anche in donne adulte e uomini, che spesso si sottopongono ad un esercizio fisico estremo, cercando di dimagrire correndo o praticando altre attività fisiche.
Come anche nel caso della bulimia, la ricerca scientifica non è stata in grado di stabilire in maniera precisa quali sono le cause dell’anoressia. Si pensa che intervengano parecchi fattori. Per esempio, in genere gli anoressici sono dei pazienti che presentano alcuni tratti della personalità specifici, come una scarsa stima nei confronti del sé e una tendenza al perfezionismo.
Alcune scoperte hanno fatto pensare che intervengano anche dei fattori genetici, una certa predisposizione familiare. Inoltre si è arrivati a capire che coloro che soffrono di anoressia presentano una quantità meno elevata di alcuni neurotrasmettitori, come la serotonina e la noradrenalina. L’anoressia può essere accompagnata da alcuni disturbi psichici, come il disturbo ossessivo-compulsivo o la tendenza alla bipolarità.
La terapia dell’anoressia può essere effettuata tramite l’utilizzo di alcuni farmaci, come gli antidepressivi, che agiscono soprattutto contro la tendenza all’ossessività. La cura del disturbo, comunque, non può prescindere dal ricorso alla psicoterapia, che può essere individuale o familiare. Spesso si ricorre ad una terapia cognitivo-comportamentale, che serve a correggere alcune convinzioni e dei comportamenti del paziente. E’ fondamentale che si intervenga il più rapidamente possibile, perché soltanto tempestivamente si può rispondere con maggiore efficacia alla cura del problema. Alcuni pazienti hanno bisogno anche di essere ricoverati in ospedale, per bloccare la perdita di peso, che potrebbe rivelarsi pericolosa.
SCRITTO DA Gianluca Rini PUBBLICATO IN Disturbi alimentariSalute