Passiamo la vita a fare progetti e forse non ci accorgiamo quando stiamo vivendo i momenti migliori. Uno, due, dieci, al massimo trenta giorni da salvare in questo tritacarne privo di senso. Quante ore relegate all’inutile. Guardiamo avanti, sulla scia dell’illusorietà della linea retta del tempo. Cerchiamo sempre qualcosa, un dopo, un non so che di migliore, un qualche cambiamento. Eppure il futuro era già passato, tutto il resto era solo un niente da scontare. Perché non mi sono fermato nel momento giusto? Tentiamo di ricostruire le nostre rovine, ma non c’è più calce da intonacare intorno alle pareti del cuore. A un certo punto siamo poco più di un museo senza visitatori, un luogo interiore dove assistere malinconici alle nostre lacrime fossilizzate.