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FACEBOOK E I VACCINI: QUANDO IL CONFLITTO DI INTERESSE TRASFORMA L’INFORMAZIONE IN PROPAGANDA
Esiste un legame apparentemente invisibile che unisce il più grande social network del mondo ai vaccini contro il Covid 19 recentemente commercializzati.
Le etichette di Facebook sui vaccini
Facebook sembra essersi schierato infatti in prima linea in una campagna di informazione a sostegno della campagna mondiale di vaccinazione.
Abbiamo fornito informazioni autorevoli sul Covid a oltre 2 miliardi di persone, ma oggi, poiché l’accesso ai vaccini si espande, vogliamo andare ancora oltre e puntiamo a favorire la vaccinazione di circa 50 milioni di persone.
Ha recentemente dichiarato Mark Zuckerberg. Detto fatto e Facebook ha subito dato seguito a queste dichiarazioni inserendo in maniera capillare un’etichetta per ogni post che possa riferirsi al vaccino o alla campagna di vaccinazione.
La stessa cosa può essere ravvisata su Instagram, anch’esso di proprietà di Zuckerberg.
L’algoritmo impazzito
Il fatto singolare è che il post non deve essere necessariamente critico nei confronti del farmaco, ma è sufficiente che ci sia anche solo una parola che lo richiami. In sostanza basta scrivere “vaccino” e gli algoritmi di Facebook si scatenano, marchiando il post.
“Visita il centro di informazioni sul Covid 19 per risorse sui vaccini”, questa scritta campeggia nell’etichetta rilasciata da Facebook, che rimanda l’utente a questo fantomatico Centro di informazioni per il Covid.
Dalla pomposa presentazione l’utente si aspetterebbe di imbattersi in un’accuratissima sezione con dati precisi, fonti svariate e analisi dettagliate. Si tratta invero di una pagina che riporta informazioni piuttosto banali e generiche sul contenimento del virus, con consigli quali “tenete la finestra aperta”, “mantieni la distanza di sicurezza” e “rispetta le indicazioni delle autorità locali”.
Le omissioni chirurgiche di Facebook
C’è poi un’apposita sezione dedicata ai vaccini. E anche in questo caso non c’è ombra di dati e l’unica fonte riportata è quella dell’OMS.
In questa pagina Facebook riporta affermazioni particolarmente perentorie, si legge per esempio che “La sicurezza dei vaccini viene ampiamente testata prima che siano approvati” e che “Lo sviluppo del vaccino anti COVID-19 è stato accelerato senza alcun impatto sulla sua sicurezza”.
Si tratta tuttavia di informazioni particolarmente discutibili, perché Facebook omette di specificare la differenza tra autorizzazione condizionata, quella ricevuta in Europa da vaccini anti Covid, e autorizzazione normale.
Nel primo caso infatti gli sviluppatori possono fornire dati supplementari sugli effetti del vaccino anche dopo l’inizio del commercio. Mentre in un iter di autorizzazione normale tutti i dati devono essere rilasciati prima della distribuzione.
Il potenziale conflitto di interesse di Facebook
Sempre nella stessa sezione Facebook rincara però la dose affermando che “Gli effetti collaterali dei vaccini sono solitamente lievi”. Dati a supporto di questa affermazione? Nemmeno l’ombra. Stupisce la leggerezza con cui Facebook sceglie di affrontare un argomento spinoso come quello degli effetti collaterali che sembra essere invece in cima all’agenda della stessa EMA con il caso di Astrazeneca. “C’è un’associazione tra trombosi e vaccino”, ha infatti recentemente affermato Marco Cavaleri, responsabile vaccini per l’EMA.
Facebook starebbe quindi fornendo informazioni in aperta contraddizione con la principale agenzia del farmaco europea? Quelle fornite dal social network più che informazioni scientifiche sembrano slogan politici, elaborati da chi ha determinati interessi che vanno aldilà della tutela della salute pubblica. E infatti non è forse un caso che proprio Microsoft, l’azienda fondata da Bill Gates, detenga più di un miliardo di dollari di azioni di Facebook.
E non è un fatto nascosto che la Bill e Melinda Gates Foundation abbia investito svariati milioni proprio nella ricerca dei vaccini contro il Covid. Un’informazione corretta per la tutela della salute pubblica è sicuramente importante, in particolare in un periodo di emergenza sanitaria. Proprio per questo Facebook, per il suo potenziale conflitto di interesse, non sembra essere l’azienda adatta a farsi carico di una simile responsabilità.